12 dicembre 2019.
Nel 50º anniversario della strage di Piazza Fontana, rinnovata la targa in memoria di Saverio Saltarelli.
Il 12 dicembre 2019, nel giorno del 50º anniversario della strage di Piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969), la targa dedicata a Saverio Saltarelli, apposta decenni fa in Via Bergamini a ricordarne la morte, ormai compromessa dal tempo e dai tanti atti vandalici subiti nel corso degli anni, è stata sostituita con un’altra targa con un testo diverso, più coerente con il senso politico della giornata in cui Saverio venne assassinato e con la sua fisionomia politica di comunista internazionalista.
A prendere l’iniziativa di questo rinnovamento nella continuità della memoria dovuta a Saverio Saltarelli e a tutta la nostra collettività sono stati il “Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa” di Milano (storico punto di riferimento del movimento anarchico cittadino); l’ “Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre”; il “Comitato per la memoria di Saverio Saltarelli”.
I promotori dell’iniziativa.
Bisogna dire che sul piano operativo il ruolo del Comitato per la memoria di Saverio è stato marginale e che ci siamo limitati a suggerire il nuovo testo (più sotto diremo qualche cosa in proposito).
Mentre bisogna riconoscere che gli amici del Ponte della Ghisolfa si sono sobbarcati tutto l’onere del predisporre la nuova targa, pagarla, collocarla con le dovute autorizzazioni al posto della pre-esistente, organizzare il momento pubblico per il suo scoprimento.
Il che ha offerto l’opportunità, nel momento dello scoprimento della lapide e sui loro social, di ricordare Saverio e le circostanze della sua morte non solo a noi del Comitato per la sua memoria ma anche a Rivoluzione Comunista, l’organizzazione politica sotto le cui bandiere Saverio militava come simpatizzante e nelle cui file in quel lontano 12 dicembre 1970 era sceso in piazza in solidarietà con gli anarchici ingiustamente e senza alcuna prova o indizio accusati della strage.
Di questa opportunità offertaci siamo veramente grati agli amici del Ponte della Ghisolfa e dell’Osservatorio sulle nuove destre.



Un intenso lavoro preparatorio, tutto alla luce del sole.
Bisogna anche sottolineare che questo lavorio organizzativo legato alla nuova targa è stato accompagnato da una intensa e sistematica azione di informazione sul contenuto del suo rinnovamento, svolto tutto alla luce del sole e con la massima pubblicità, dato il carattere pubblico della cosa.
Già da oltre un mese prima, il Circolo Ponte della Ghisolfa ha reso noto il progetto, anche con conferenze stampa aperte al pubblico e disponibili sui loro social, in modo che chiunque potesse esserne informato e l’iniziativa non cadesse dall’alto all’insaputa della collettività, come è stato detto da qualcuno — già perfettamente informato della cosa anche da noi — che ha però evitato di esprimere pubblicamente il proprio punto di vista nella fase di preparazione.
Sottolineiamo questo perché questo qualcuno ha recentemente definito “fascisti” i promotori della sostituzione della targa, insultando non solo gli anarchici e l’Osservatorio democratico ma anche il Comitato per la memoria di Saverio Saltarelli e la sua famiglia che ne è parte significativa — suggeriamo un poco più di dignità intellettuale e di semplice rispetto almeno per i congiunti di quel Saverio che a parole si dice di volere onorare (su questo torneremo in un’altra nostra nota).
Per concludere questa parte della vicenda “nuova targa”, può forse essere utile avere un’idea di come fosse ormai conciata la precedente dopo quasi cinquant’anni di continui vandalismi e di una non grande cura da parte di tutti.
Senza escludere a priori altri benemeriti, ci risulta per certo che in questi ultimi anni siano stati proprio gli anarchici del Ponte della Ghisolfa a prendersi cura della targa di Saltarelli, cercando di ripulirla alla meglio dai frequenti imbrattamenti dovuti al solito ritardato di turno.
La foto qui a lato è stata da noi ripresa il 26 settembre 2019 ed è quella che ci ha convinto della opportunità di intervenire in modo radicale. Sappiamo per certo che quella copertura cartacea, ovviamente un ripiego di fortuna, era stato messo mesi prima dagli amici anarchici per cercare di attenuare la pessima impressione di una targa lasciata sporca e imbrattata per mesi e mesi: evidentemente quel “qualcuno” di cui abbiamo già detto allora pensava ad altro.

La cerimonia di apposizione della nuova targa.
Come si diceva, il 12 dicembre 2019, nella giornata in cui si è celebrato in tutta Italia, e a Milano in particolare, il 50º della strage di Piazza Fontana, la vecchia targa è stata sostituita con la nuova.




Scoperta la targa, a nome dei promotori dell’iniziativa, Mauro Decortes, in rappresentanza del Circolo Anarchico della Ghisolfa, ha ricordato che Saltarelli, comunista internazionalista, venne ucciso il 12 dicembre 1970, nel primo anniversario della strage di Piazza Fontana, mentre manifestava in solidarietà con il movimento anarchico in lotta per difendere l’innocenza di Valpreda e gli altri compagni accusati della strage stessa e per onorare Pinelli, ucciso in Questura.
Fu un gesto di solidarietà rivoluzionaria che gli anarchici si sono sempre fatti un punto d’onore di ricordare e che li ha spinti in questo cinquantesimo della strage di Piazza Fontana a sostituire la vecchia targa con la nuova, in cui finalmente viene riconosciuta la vera fisionomia internazionalista di Saltarelli e le circostanze vere della sua morte.
Decortes ha poi dato la parola a Fabio Stoppani, portavoce del «Comitato per la memoria di Saverio Saltarelli» e a Ivo Sullam, portavoce di Rivoluzione Comunista.
Da parte nostra [Stoppani] si è trattato ovviamente di un intervento a braccio, come richiedeva l’occasione.
Ci ha però consentito di richiamare l’attenzione non solo sugli aspetti politici, ovviamente prioritari in quel contesto, ma anche di parlare un poco di Saverio come persona, della sua Pescasseroli, dei suoi interessi per la musica e la fotografia, del suo sviluppo culturale.
Questo il link per ascoltare il discorso di Stoppani su Saverio Saltarelli.
A lato riportiamo il documento che il Comitato per la memoria di Saverio aveva predisposto e diffuso nei giorni precedenti il 12 dicembre 2019.
Suggeriamo di leggerlo: è una sintesi di come da parte nostra si sta riflettendo su quegli avvenimenti di mezzo secolo fa, con un taglio analitico per certi aspetti inusuale.
Nel breve documento diamo infatti il giusto rilievo a un importantissimo evento politico che ha preceduto di pochi giorni il 12 dicembre 1970, ossia il “colpo di stato” del fascista Junio Valerio Borghese, avviato e subito fatto rientrare dallo stesso promotore.
Tra questo evento politico, verificatosi il 7 – 8 dicembre, e le modalità di gestione dell’ordine pubblico in Milano il 12, quindi quattro giorni dopo, c’è una fin troppo evidente correlazione.
Che però è stata completamente ignorata per cinquanta anni — e lo è tuttora, anche da parte di quelle forze politiche che pure dovrebbero avere quel minimo di attrezzatura intellettuale per fare un semplice due+due.
La precedente targa è stata consegnata alla famiglia di Saverio — che si è impegnata a custodirla nella propria intimità e a non farne simbolo di manifestazioni pubbliche.
Il lettore si chiederà: ma che fine ha fatto la precedente targa?
La risposta è fin banale: è stata consegnata alla famiglia Saltarelli e ciò sulla base di due considerazioni:
— la prima: la formazione politica che aveva apposta la vecchia targa si è frantumata molti decenni fa in moltissime altre entità politiche — anche di diversissimo orientamento — senza lasciare una qualche “discendenza”, non diciamo formale ma neppure sostanziale;
— la seconda: nonostante la larga pubblicità data dai promotori della nuova targa nessuno si è fatto vivo rivendicandone la “proprietà” quanto meno politica.
La targa “vecchia”, nel rispetto di un criterio non rigidamente politico ma con suo ovvio fondamento, è quindi stata affidata alla famiglia Saltarelli, in particolare a Teresa Saltarelli, una delle due sorelle maggiori di Saverio..
La quale ha accettato la targa con il documento che a lato presentiamo per esteso e di cui evidenziamo l’elemento centrale:
«ricevo da Fabio Stoppani, coordinatore del “Comitato per la memoria di Saverio Saltarelli”, la targa in marmo che dai primi anni ’70 al 12 dicembre 2019 è rimasta apposta all’inizio di Via Bergamini angolo via Larga in Milano, in ricordo della morte di Saverio.
Il 12 dicembre 2019 la targa, ammalorata dal tempo e ormai quasi illeggibile per i ripetuti sfregi, è stata sostituita con un’altra targa, nuova e più coerente nei contenuti, nella quale si ricorda sia la morte di Saverio il 12 dicembre 1970 mentre rivendicava l’innocenza degli anarchici per la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 sia la sua fisionomia di internazionalista.
Consapevoli del valore di testimonianza civile che comunque è in questa targa che oggi ci consegna Fabio Stoppani, ci impegniamo come famiglia a conservarla.
Ma anche a non farne simbolo di manifestazioni pubbliche — verrà custodita per sempre nella intimità della nostra famiglia.»
Nella vita collettiva il lessico ha una grande importanza: ci sono parole che — usate a sproposito — anziché chiarire, confondono.
Esposti sopra gli elementi di fatto della sostituzione della targa “vecchia”, può essere utile, soprattutto per i più giovani, svolgere qualche considerazione sui diversi — diversissimi — contenuti delle due targhe, quella “vecchia”, apposta cinquanta anni fa dal Movimento Studentesco della Statale, e quella “nuova”, apposta il 12 dicembre 2019.
Riteniamo non si debbano spendere molte parole per sottolineare come la nuova targa rifletta in modo finalmente rispettoso della verità sia la fisionomia politica di Saverio Saltarelli sia le circostanze nelle quali maturarono le condizioni per il suo omicidio.
Nel 1972 il Movimento Studentesco della Statale di Milano (per intenderci, quello di cui erano figure rappresentative Capanna, Cafiero, Toscano) appose la targa “vecchia”, intestata a Saverio Saltarelli, con la quale ne ignoravano la fisionomia politica (Saverio Saltarelli era infatti un comunista internazionalista) e ne davano le motivazioni della morte in modo del tutto generico e quindi — inevitabilmente — fuorviante: Saltarelli era infatti indicato essere stato ucciso mentre “lottava contro il fascismo, per la democrazia e il socialismo”.
È chiaro che Saltarelli era un antifascista: egli faceva parte anche dei gruppi di autodifesa che l’organizzazione di cui era simpatizzante attivo (Rivoluzione Comunista) aveva costituito in appoggio alle lotte rivendicative degli operai, in quel 1970 sempre più spesso attaccate in tutta Italia da squadre armate di fascisti — possiamo assicurare che anche in quel ruolo Saverio era veramente serio.
Ma Saverio Saltarelli non morì mentre lottava contro i fascisti: Saverio venne ucciso mentre lottava contro quel governo di centro-sinistra che, accusando senza alcuna prova di anarchici, ostacolava indagini serie che avrebbero portato alla individuazione dei veri responsabili della strage.
In politica, come in ogni attività umana, le parole hanno un significato preciso e vanno usate con precisione.
Il Movimento Studentesco della Statale era composto da studenti universitari e anche da professori, i quali, per definizione, avrebbero dovuto conoscere — e infatti conoscevano — il significato delle parole della politica.
L’uso della terminologia del tutto vaga della vecchia targa, era quindi intenzionale: un modo “da conoscitori delle parole della politica” per nascondere due verità: la fisionomia di comunista internazionalista di Saverio Saltarelli e le circostanze vere della sua morte.
La nuova targa, apposta il 12 dicembre 2019, ripropone le cose nel modo corretto, finalmente nel rispetto della storia di tutti noi e di Saverio Saltarelli.
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SAVERIO SALTARELLI — DOCUMENTI

Ricordando Saverio Saltarelli nel cinquantesimo della strage di Piazza Fontana — 12 dicembre 2019.
SAVERIO SALTARELLI — DOCUMENTI

Teresa Saltarelli, sorella maggiore di Saverio, il 27 giugno 2020 riceve da Fabio Stoppani la “vecchia” targa di Via Bergamini in Milano, sostituita il 12 dicembre 2019 con la “nuova” targa, finalmente rispettosa della fisionomia politica di Saverio e delle motivazioni per cui egli scese in piazza in quel 12 dicembre 1970 in cui venne ucciso dalla polizia di un governo di centro-sinistra.